Haydn: Concerti per pianoforte in re e sol

Concerti per pianoforte in re e sol eseguiti dall’orchestra da camera di Zurigo diretta da Edmond de Stoutz.
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Registrazione effettuata il 22 e 24 gennaio 1975 alla Johanneskirche di Thun (Svizzera).
L’identificazione dei concerti per pianoforte di Haydn è molto facilitata da quattro cataloghi (tre dei quali contemporanei): uno di essi comprende le opere fino al 1777 (oltre ad alcune altre); un altro compilato da Elssler con l’aiuto di Haydn è datato 1805; i cataloghi Breitkopf del 1762-87 e l’elenco ad opera di fuchs preparato nel 1839-40. Un quinto catalogo apparteneva a Franz Bernhard von Kees , amico del compositore. Dodici concerti vengono dati per autentici. La maggior parte di questi compare nel catalogo di Hoboken nel gruppo XVIII, quattro di essi furono pubblicati durante la vita di Haydn: il n.3 in fa come “Troisieme Concerto” , il numero 4 in sol come “Second concerto” , il numero 7 in fa come “A concerto for the harpsicord” e il numero 11 in re.
Solo il concerto n.1 in do per organo, che probabilmente risale al 1756, esiste nella versione autografa del compositore; la relativa scarsità di autografi è certamente da attribuire all’incendio che distrusse la casa del compositore una prima volta nel 1768 e un’altra otto anni dopo.
Parecchi lavori sono strettamente connessi ai concerti, in particolare i divertimenti per pianoforte e per vari complessi di strumenti. I primi concerti, cioè quelli datati anteriormente al 1765, rivelano una chiara tendenza verso la musica da camera; nonostante siano ben costruiti e sviluppati vi sono pochi brani di bravura che necessitino di una particolare perizia tecnica. La parte per la tastiera consiste principalmente di una linea superiore indipendente e relativamente semplice e di una mano sinistra che raddoppia il basso nell’orchestra. Nulla di tutto ciò si può riscontrare nei concerti successivi rappresentati dai due contenuti in questa incisione.
E’ titolo di demerito per molti biografi di Haydn se questi concerti per pianoforte sono stati etichettati tutti insieme come insignificanti lavori commerciali o addirittura non sono stati affatto ricordati.
Concerto in re maggiore
Fu pubblicato da Artaria a Vienna verso il 1784. E’ incontestabilmente u concerto in ogni senso, con una parte vitale dimostrativa per la tastiera e un accompagnamento orchestrale estremamente raffinato che comprende oboi e corni. Il tema del primo movimento è tipico del compositore nei suoi momenti più energici. Viene enunciato due volte, la seconda delle quali con l’aggiunta di strumenti a fiato. Segue immediatamente il secondo tema ai violini e agli oboi. Prima dell’ingresso del solista parte del primo tema, sia nelle versioni semplici e sia in quelle ornate, appare come un brano di transizione. Allora il pianoforte esamina particolareggiatamente i due temi, inverte parte di uno di essi (battuta 84) e, attraverso una sezione sincopata in la minore (battuta 91) enuncia di nuovo l’idea iniziale in la maggiore (battuta 103). Malgrado una breve allusione al secondo tema (battuta 186) è il primo che fornisce la forza conduttrice. Il tutti all’inizio del secondo movimento i la maggiore fornisce parte del materiale del solista: queste prolungate linee melodiche creano una caratteristica particolare della miglior musica di Haydn, come si può vedere specialmente nelle ultime sonate per pianoforte e nei quartetti Op.76. Il resto deriva da un semplice motivo di sei note ripetute col quale è abilmente costruito un importante dialogo tra pianoforte e orchestra.
Dopo un breve intermezzo in re minore (battuta 150) la composizione diventa più veemente, con l’orchestra che mantiene una rispettosa distanza. Un motivo ascendente forma un breve secondo soggetto (battuta 214) ma che non si fa più sentire in seguito. Alla fine una parte del tema iniziale viene proclamata dal pianoforte e dall’orchestra con effetto di fanfara. Il desiderio di Haydn, che la sua musica fosse “una sorgente dalla quale gli affaticati potessero trovare riposo e ristoro per qualche momento” certamente di avvera qui.
Concerto in sol maggiore
Fu pubblicato da Boyer a Parigi verso il 1787. Il Journal de Paris annunciava che “M.lle Paradis eseguirà un nuovo concerto per clavicembalo composto da Monsieur Haydn”; l’artista era un’organista austriaca cieca, compositrice, cantane e pianista per la quale Mozart scrisse il suo concerto in si bemolle per pianoforte (K.456) o almeno così si suppone. Il tutti iniziale è rappresentato come un’unica, lunga, integrata esposizione: il realtà ci sono sei o sette idee che vengono poi sviluppate in modo estremamente fantasioso. Un nuovo soggetto, o almeno appare come tale, in re maggiore (dopo la cadenza alla battuta 44) è tratto da un frammento già ascoltato all’inizio.
Qualcosa di veramente nuovo comincia in fa maggiore alla battuta 62 per poi tornare con notevole enfasi in sol minore (battuta 174). Tutto il movimento è molto di più di un pretesto per una semplice esposizione. Il secondo movimento, benché rechi l’indicazione cantabile, ha vigore e grande forza drammatica, lo dimostra chiaramente il crollo degli accordi nel pianoforte. Alla battuta 60 c’è una frase solo leggermente modificata che già compariva nel primo movimento (battute 32 e 120) e perfino il tema del finale può essere considerato una derivazione. L’ultimo movimento, estremamente gaio, non ci porta mai lontani dalla piccola, fantasiosa melodia iniziale. Da essa viene tratta una serie di note singole rapidamente ripetute che, come cadenze in miniatura, riportano di nuovo al tema. E’ puro divertimento!
Nel 1791, quando Haydn giunse a Londra, Charles Burney scrisse:
“Haydn! Grande sovrano dell’arte melodica! Le tue opere da sole formano una vasta carta di tutte le montagne, mari e fertili pianure entro la portata delle loro immense sfere!”

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