Haydn: Le stagioni

 

Le stagioni (Die Jahreszeiten) è un oratorio di Joseph Haydn, su libretto di Gottfried van Swieten derivato dal poema Stagioni di Thompson.

L’opera si compone di 4 parti, ciascuna dedicata ad una stagione, e comprende 44 numeri tra recitativi secchi e accompagnati, arie, duetti, terzetti e cori. Fu eseguito per la prima volta a Vienna il 24 aprile 1801.

Organico orchestrale [modifica]

La partitura di Haydn prevede l’utilizzo di:

• 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto

• 4 corni, 2 trombe, 2 tromboni, trombone basso

• timpani

• archi.

Massimo Rolando Zegna intervista Diego Fasolis per “Amadeus” 12.2002

1) “Le Stagioni” hanno sempre goduto di una minore fortuna concertistica e
discografica rispetto alla “Creazione”: a Suo parere perché è avvenuto
questo? Ci sono delle effettive ragioni musicali?

Potrei dirle che Haydn stesso ha condannato il suo secondo oratorio monumentale ad una posizione subalterna quando al termine di un’esecuzione pare abbia affermato “gli angeli della Creazione sono ora semplici pastori”. La composizione delle Stagioni fu molto impegnativa per l’anziano Haydn e lui stesso si definì spossato da questo impegno e più precisamente affermò “Le quattro stagioni non mi hanno portato fortuna. Non avrei dovuto scriverle”. Questi elementi non traspaiono all’ascolto ma forse aleggiano. Per quanto riguarda gli aspetti discografici, a parte l’orrenda crisi del momento, vi è una radicata antipatia del “marketing” per Haydn.

Quindi Creazione di Haydn forse si ma Stagioni solo di Vivaldi.

Qualche tempo fa in una strana quanto istruttiva trattativa con la Universal-Archiv avevo proposto dei progetti vocali e strumentali sul repertorio di Haydn per il quale ho trovato una immediata reazione negativa. Haydn non si vende!

2) Haydn compose “Le Stagioni” con la precisa intenzione di elaborare
un’opera cosmopolita, che rivolgesse al mondo occidentale un messaggio
universale. Quale messaggio Lei legge in questa partitura, quale visione del
mondo, quale insegnamento morale?

Dopo molti decenni al servizio degli Esterhazy il compositore si trova coinvolto con i rivoluzionari cambiamenti storici e libero professionista conosce le realtà musicali europee, a Londra respira l’interesse per i grandi oratori Händeliani.

L’amico van Swieten attivo nel recupero di questi capolavori aiuta il fratello massone Haydn anche per la traduzione dall’inglese della Creazione. Il grandissimo successo internazionale di questo oratorio spinge Haydn, e van Swieten, a superarsi con una nuova composizione il cui messaggio non dovrebbe essere inferiore all’altro.

Certamente gli ideali massonici di fratellanza, amore per l’umanità e per le leggi della natura, miglioramento di sé con lo studio e la comprensione di simboli universali e il superamento dei dogmi, sono grandemente presenti in questa composizione. I tre solisti, le quattro parti, i 39 numeri e le proporzioni auree interne hanno un significato allegorico-esoterico certo.

Come ogni capolavoro “Le Stagioni” possono essere lette a vari livelli.

La morale descritta dal basso nell’Inverno non è certamente l’unico e decisivo elemento di comprensione dell’opera.

3) Negli ultimi anni della sua vita Haydn intensificò la sua produzione di
opere d’ispirazione sacra. Quale visione del sacro ci ha dato Haydn con la
sua musica e, in particolare, con “Le Stagioni”? È anche possibile parlare
di un certo panteismo musicale?

Penso e spero che la vecchiaia non riservi solo spiacevoli decadimenti fisici e che offra una visione del mondo armonica e positiva.

Il vecchio Haydn chiamato, da tutti con rispetto “papà”, aveva questa percezione con serena e infantile consapevolezza.

Constato che anche persone di formazione laica e atea con gli anni si avvicinano al Sacro.Come potrebbe un uomo nato da austriaca umile e virtuosa famiglia cristiana, con una vita di continuo grande, artigianale ed artistico lavoro sfociata nei più grandi riconoscimenti, non dedicare la sua più alta arte al Sacro.

4) Dal punto di vista strettamente musicale, a Suo parere questa partitura
come s’inserisce nella tradizione degli oratori inglesi (Händel) e
austriaci? E cosa apporta di nuovo? Qual’è la sua eredità dal punto di vista
compositivo?

Gli oratori di cui mi chiede si pongono in qualche misura come contraltare dell’imperante onnipresente ed entusiasmante mondo operistico.

Le passioni, anche truci o lascive, dell’opera sono assenti in queste composizioni di meditazione filosofica e morale che riempiono l’ascoltatore di aneliti sacri.

Haydn propone modelli conosciutissimi, dalla situazione bucolica o pastoriccia alla tempesta, dalla caccia all’ubriacatura (Vivaldi docet) dalla barzelletta al sonno.

Lo fa con una consapevolezza della forma musicale impareggiabile.

Fissa anche alcuni modelli melodici ed armonici o di atmosfera fonti di nuove ed importanti ispirazioni per i suoi successori del romanticismo, Beethoven in testa.

“Le Stagioni” non sono quanto di più innovativo Haydn abbia proposto.

Nel repertorio sinfonico o cameristico troviamo moltissimo.

5) Quali sono gli aspetti stilistici di questa partitura che più La
colpiscono?

Apprezzo moltissimo le atmosfere che introducono le singole stagioni e che in qualche misura sono innovative. Vi è una perizia di orchestrazione e di distribuzione dei pesi e delle energie veramente impressionante. Come sempre presso Haydn bisogna accettare che gli slanci emotivi siano controllati. Ma che affascinante controllo!

7) Una delle grandi novità della “Creazione” e delle “Stagioni” è l’uso
massiccio del coro. Quali sono le caratteristiche della scrittura vocale di
Haydn, solistica e corale? Pone particolari problemi al cantante e al
concertatore?

Se penso all’Israele in Egitto di Händel che è composto per quattro quinti da brani a doppio coro direi che l’uso del coro presso Haydn è proporzionato.

La conoscenza della voce è ottima e nessun cantante in alcun registro trova grandi difficoltà. Il ruolo del coro non è semplice né tecnicamente né emozionalmente. Deve infatti spesso interloquire con i solisti esprimendo tecniche e sentimenti diversi. Per il concertatore queste opere, che non presentano particolari difficoltà tecniche dal punto di vista della tecnica di direzione, sono problematiche per lo sviluppo di un arco unitario e per la tenuta della tensione e dell’interesse da parte del pubblico in un concerto che supera le due ore.

8) Cosa ne pensa della predilezione nei confronti del descrittivismo qui
espressa da Haydn? Quale è stato il suo approccio da interprete nei
confronti di questa caratteristica da alcuni bistrattata?

L’approccio alle opere musicali non è mai “giudicante”.

Il mio compito, anche istituzionale come direttore musicale di una struttura radiofonica nazionale votata alla più ampia e varia attività di registrazione, è quello di cercare di capire ed interpretare le opere che mi vengono proposte dalla direzione artistica, che è nelle solide mani dei musicologi Carlo Piccardi (direttore della rete culturale) e Giuseppe Clericetti (produttore).

Il nostro Ente, pur avendo indirizzato l’attività del Coro principalmente sulla musica antica, deve raggiungere un pubblico eterogeneo. Mi trovo quindi piacevolmente confrontato con riscoperte del Rinascimento o del Barocco come con le opere più note del repertorio o prime esecuzioni di musica contemporanea.

Per risponderle, il descrittivismo di Haydn non è meno interessante dei madrigalismi barocchi e dell’espressionismo tardo romantico. Il rispetto per la qualità dell’artigianato e dell’ispirazione sono, a mio avviso, più importanti del gusto personale al quale hanno certamente diritto gli ascoltatori più degli esecutori.

9) Può ripercorrere il concreto lavoro interpretativo ed esecutivo che ha
compiuto su questa partitura. Dalla scelta dell’edizione a stampa, a quella
dell’organico, al lavoro con cantanti e orchestra. Cosa ha chiesto in
particolare a cantanti e orchestrali? Sarebbe interessante se Lei
approfondisse questo aspetto, magari anche con dei precisi esempi.

Vi sono oggettive difficoltà nel decidere sui materiali.

Vi è un’ edizione a stampa immediatamente successiva all’esecuzione del 1801 che contiene errori e manchevolezze. Una certa stanchezza di Haydn deve aver portato ad un controllo poco rigoroso rispetto alla partitura originale oggi introvabile.

Esistono poi delle parti orchestrali separate con indicazioni pratiche di utilizzo.

Vi sono incongruenze sull’uso del controfagotto e di percussioni aggiuntive.

Ci sono difficoltà anche per decidere un organico. Certa è un’esecuzione “a corte” con organico limitato (dove il ruolo di Hanne fu cantato dall’imperatrice Maria Teresa “ricca di gusto e di espressione ma dalla voce flebile”)ma si sa che ci furono fino a duecento musicisti per le prime repliche.

All’epoca della registrazione il nostro complesso orchestrale con strumenti originali “I Barocchisti” non disponeva ancora di un organico abbastanza vasto.

Con grande spirito di collaborazione l'”Orchestra della Svizzera italiana” ha lavorato su dinamiche , fraseggi e articolazioni per realizzare il concerto da cui è scaturita la presente registrazione.

Si trattava di una produzione in ripresa video TSI e per tempi televisivi ho dovuto tagliare qualche numero con i relativi recitativi.

Per questo motivo sul CD troverete alcuni numeri cantati da un secondo soprano.

Per una serie incredibile di disguidi non è più stato possibile riunire i tre solisti. Troverete così nell'”Inverno” dei recitativi provenienti da un’ inedita registrazione di archivio. Ai primi tre lettori e ascoltatori di Amadeus che identificheranno i tre solisti “misteriosi” la RTSI regalerà tre CD del Coro della Radio Svizzera.

10) A Suo parere quali sono i momenti più belli di questa partitura e quali
quelli che chiedono un maggiore impegno da parte dell’interprete? Perché?

Citandone alcuni darei un giudizio riduttivo per altri.
Lascio quindi a tutti la possibilità di gustare, con pregi e difetti di un’ incisione dal vivo, uno dei capolavori della storia dell’uma


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