Facciata A:
1 L. 457 in do maggiore
2 L. 217 in do minore
3 L. 82 in sol maggiore
4 L. 449 in si minore
5 L. 23 in mi maggiore
6 L. 483 in la maggiore
Facciata B:
1 L. 482 in re maggiore
2 L. 238 in la maggiore
3 L. 256 in do diesis minore
4 L. 257 in mi maggiore
5 L. 352 in do minore
6 L.255 in do maggiore
Scarica qui le sonate di Scarlatti
Giuseppe Domenico Scarlatti (Napoli, 26 ottobre 1685 – Madrid, 23 luglio 1757) è stato un clavicembalista e compositore italiano dell’età barocca. Anche suo fratello maggiore, Pietro Filippo, fu un compositore e clavicembalista. La figura di Domenico Scarlatti compare come personaggio del Memoriale del convento, opera narrativa del premio Nobel José Saramago. Cronologicamente, è classificato come un compositore barocco, anche se la sua musica è stata di riferimento nello sviluppo dello stile classico, e conosciuta ed ammirata dai musicisti successivi, romantici compresi. La sua produzione più nota consiste nelle 555 sonate per clavicembalo, anche se ha scritto numerose opere, musica sacra, per ensemble da camera e organo.
La vita
Domenico Scarlatti nacque a Napoli nel 1685. Fu il sesto di dieci figli, studiò prima con il padre, il compositore e insegnante, esponente di spicco della Scuola napoletana Alessandro Scarlatti; altri compositori, che hanno contribuito alla sua formazione furono Gaetano Greco, Francesco Gasparini e Bernardo Pasquini.
Divenne compositore e organista della Cappella Reale di Napoli nel 1701. Il suo debutto teatrale risale al 1703 con l’opera L’Ottavia restituita al trono; nel 1704 revisionò l’opera Irene di Carlo Francesco Pollarolo per conto dell’Opera di Napoli. Poco dopo, suo padre lo mandò a Venezia; non esiste alcuna traccia dei suoi successivi quattro anni.
Nel 1709 si recò a Roma al servizio della regina polacca in esilio Marie Casimire, dove incontrò Thomas Roseingrave suo estimatore a cui si deve l’accoglienza entusiasta delle sonate del compositore a Londra, dove fu pubblicata nel 1738 una raccolta, dal titolo Esercizi per gravicembalo, contenente 30 delle sue 555 sonate che sono giunte ai giorni nostri. Si tratta delle sole opere di Scarlatti che furono pubblicate durante la sua vita.
Scarlatti era già un clavicembalista eminente: celebre una sua prova di abilità con Händel al palazzo del Cardinale Ottoboni a Roma, dove fu giudicato superiore a Händel al clavicembalo, anche se inferiore all’organo.
A Roma, Scarlatti compose opere diverse per il teatro privato della regina Casimira. Fu maestro di cappella a San Pietro negli anni 1715-1719, e in quegli stessi anni fu a Londra per dirigere la sua opera Narciso al King’s Theatre.
Successivamente si trasferì a Lisbona, il 29 novembre 1719, divenendo insegnante di musica della principessa Maria Magdalena Barbara. Lasciò Lisbona il 28 gennaio 1727 per Roma, dove sposò Maria Caterina Gentili il 6 maggio 1728. Nel 1729 si trasferì a Siviglia, rimanendovi per quattro anni. Nel 1733 si recò a Madrid, sempre come maestro di musica della principessa Maria Magdalena Barbara. Quando la principessa divenne Regina di Spagna, Scarlatti rimase nel paese per venticinque anni, ed ebbe cinque figli. Dopo la morte della moglie nel 1742 sposò la spagnola Anastasia Maxarti Ximenes.
Scarlatti ebbe una duratura amicizia con il cantante castrato Farinelli, napoletano, anch’egli alla corte reale di Madrid. Il musicologo e clavicembalista Ralph Kirkpatrick ha definito la corrispondenza tra i due “la più importante fonte di informazioni su di sé che Scarlatti abbia trasmesso alla posterità.”
Domenico Scarlatti morì a Madrid, all’età di 71 anni. La sua residenza in Calle Leganitos è segnalata con una targa storica, e i suoi discendenti vivono ancora oggi a Madrid.
Le opere
Scarlatti fu l’autore di una cospicua e validissima produzione di musica sacra e operistica. Ricordiamo le opere Orlando (1711), Tetide in Sciro (1712), Ifigenia in Aulide e in Tauride (1713), Amor d’un’ombra e Narciso (1714), Amleto (1715), che fu la prima opera su questo soggetto. Inoltre Scarlatti lasciò un immenso corpus di musiche per clavicembalo che occupano un posto rilevante nell’evoluzione della tecnica e della composizione per strumenti a tastiera. Le 555 sonate, di cui poche furono pubblicate durante la vita di Scarlatti, furono stampate in modo non sistematico nei due secoli e mezzo successivi. Scarlatti ha, tuttavia, attirato ammiratori di rilievo, tra cui Frédéric Chopin, Johannes Brahms, Béla Bartók, Dmitri Shostakovich, Heinrich Schenker, Vladimir Horowitz e Marc-André Hamelin. La scuola russa di pianismo ha particolarmente valorizzato queste sonate.
In questi brevi brani, costituiti generalmente di un solo movimento bipartito, Scarlatti si dimostrò pioniere di tecniche tastieristiche nuove per i suoi tempi, come arpeggi, note ribattute in agilità, incroci delle mani, ottave spezzate e percosse, doppie note: tutte difficoltà tecniche da padroneggiare progressivamente, a mano a mano che il compositore svela le potenzialità timbriche, melodiche e ritmiche della sua scrittura ricca e articolata. Dal punto di vista dello stile, le sue sonate sono caratterizzate da una rapidissima mobilità espressiva, e da una grande inventiva armonica, con l’impiego di un vocabolario accordale spesso sorprendente. È proprio la sua opera cembalistica, più che quella teatrale, a costituire la maggiore eredità del musicista napoletano, e ciò è dimostrato anche dal peso ad essa attribuito dalla tradizione didattica non solo cembalistica, ma anche pianistica. Esistono inoltre quattro sonate per organo, e poche in cui Scarlatti impiega un piccolo ensemble strumentale. Alcune sono ricche di audacia armonica, con l’uso di dissonanze e modulazioni anche non convenzionali per la sua epoca.
Uno degli attributi distintivi dello stile delle 555 Sonate di Scarlatti è costituito dall’influenza della musica popolare iberica (portoghese e castigliana).
Una caratteristica formale è costituita dal fatto che la tipica sonata scarlattiana è di solito divisa in due sezioni di durata uguale, ognuna delle quali conduce ad un momento cardinale, che lo studioso Ralph Kirkpatrick ha definito “il punto cruciale” (crux) [1], e che a volte è sottolineato da una pausa o fermata. Prima di questo punto cruciale, le sonate di Scarlatti contengono spesso la loro principale varietà tematica, e dopo il punto cruciale la musica fa uso di figurazioni ripetute, modulando in tonalità lontane da quella principale (nella prima sezione) o via via più vicine (nella seconda sezione).
Il nome di Ralph Kirkpatrick, clavicembalista e musicologo, è strettamente correlato con le sonate, infatti la numerazione delle sonate derivante dalla sua edizione del 1953 è ormai quasi sempre utilizzata (il numero di K.), in sostituzione della numerazione approntata nel 1906 dal pianista e musicologo calabrese Alessandro Longo (numeri di L.), che è stata usata per molti anni.