Monteverdi: Vespro alla Beata Vergine

Vespro della Beata Vergine (Monteverdi)
Wiener Sangerknaben
Monteverdi-Chor Hamburg
Dirige Jurgen Jurgens
Il Vespro della Beata Vergine è una composizione musicale di Claudio Monteverdi. Vespro è un termine mutuato dalla liturgia delle ore della chiesa cattolica ed è rimasto invariato per più di 1500 anni. Esso è costituito da un determinato numero di salmi biblici. In particolare il Vespro della Beata Vergine è costituito da una introduzione (“Deus in adjutorium”), cinque salmi, musica sacra fra i vari salmi, un inno, un Magnificat e si conclude con un (“Benedicamus Domino”).
Storia e contesto
Il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi fu la sua prima opera sacra dopo il suo primo lavoro pubblicato ventotto anni prima. Esso assomma in sé stili antichi e moderni anche se non possono essere classificati come prima pratica e seconda pratica. Il Vespro fu pubblicato nel luglio del 1610 assieme ad una messa a sei voci che era una parodia del mottetto di Nicolas Gombert, In illo tempore loquante Jesu. Quattrocento anni dopo la sua pubblicazione, non siamo in grado di comprendere le intenzioni precise che mossero Monteverdi alla composizione di un lavoro così monumentale. Esso è stato oggetto di dibattiti fra musicologi per decenni e secondo Graham Dixon, il Vespro sarebbe stato molto indicato per la festività di Santa Barbara visto che i pezzi presi dal Cantico dei cantici sono adattabili a qualunque santa. Egli sostiene anche che aver dedicato il Vespro a Maria lo rendeva più importante. Vi sono diverse circostanze che supportano questa teoria: nel vespro esistono solo due canti mariani (Audi Coelum e Ave Maris Stella), la sonata è facilmente adattabile a qualunque altro nome di santa, ed il testo di Duo Seraphim è connesso a Santa Barbara (poiché essa è generalmente collegata alla Trinità).
Il Vespro venne pubblicato a Venezia nel 1610 quando il compositore prestava la sua opera alla corte dei Gonzaga a Mantova. Le fonti storiche non precisano dove avvenne la prima esecuzione se a Mantova o a Venezia. Occorre però dire che Monteverdi divenne maestro di cappella della Basilica di San Marco soltanto nel 1613.
Il Vespro è un lavoro monumentale scritto per un grande coro che possa coprire dieci parti vocali in alcuni movimenti e possa scomporsi cori separati in altri mentre accompagna ben sette differenti solisti nel corso dell’opera. Le parti strumentali sono scritte per violino e cornetto mentre la composizione del ripieno non è specificata dall’autore. Altrettanto non sono specificate le parti di canto piano e antifona da inserire fra i salmi ed il conclusivo Magnificat. Questo fa si che gli esecutori modifichino l’opera secondo l’organico che hanno a disposizione.
Il lavoro di Monteverdi, che ebbe per i vari pezzi un approccio unitario, guadagnò all’opera un posto nella storia della musica. L’opera non ha soltanto un valore intimistico, per i suoi momenti di preghiera, ma incorpora nel suo tessuto musica profana in un lavoro chiaramente dedicato ad una funzione religiosa. Esso comprende diverse forme compositive che vanno dalla sonata al mottetto all’inno al salmo, senza peraltro perdere di vista il tema religioso dell’opera. Il Vespro raggiunge una unità di scrittura costruita sul canto piano del gregoriano, che diventa un cantus firmus nell’opera monteverdiana.
Struttura dell’opera
  1. Versiculum et Responsorium: “Deus, in Adiutorium”
  2. Psalmus I: “Dixit Dominus”
  3. Concerto: “Nigra sum”
  4. Psalmus II: “Laudate Pueri”
  5. Concerto: “Pulchra es”
  6. Psalmus III: “Laetatus sum”
  7. Concerto: “Duo Seraphim”
  8. Psalmus IV: “Nisi Dominus”
  9. Concerto: “Audi coelum”
  10. Psalmus V: “Lauda Ierusalem”
  11. Sonata sopra Sancta Maria
  12. Hymnus: “Ave maris stella”
  13. Magnificat
Posizione dei mottetti
La posizione dei mottetti (chiamati sulla prima edizione “concerti”) Nigra Sum, Pulchra es, Duo Seraphim e Audi Coelum è discussa. La dicitura che compare sul frontespizio della prima edizione (“Sanctissimae Virgini / missa senis vocibus / ac vesperae pluribus decantandae / cum nonnullis sacris concentibus” cioè “Messa a sei voci [la Missa In Illo Tempore, n.d.T.] e vespri da cantarsi a più [voci], con alcuni concerti sacri”) suggerisce che i “concerti”, vale a dire i mottetti, siano da intendersi come pezzi separati. D’altra parte, la posizione che occupano nella pubblicazione, inseriti in mezzo i salmi, può indicare che essi siano da considerare parte del Vespro, quantunque potessero naturalmente essere eseguiti a parte in altre occasioni, come ad esempio presso la Corte dei Gonzaga a Mantova, dove Monteverdi prestava il suo servizio. È altresì discusso se questi mottetti possano sostituire nella liturgia le antifone e ne siano invece complementari

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