Donizetti: Requiem per Bellini

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Nel 1835 Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti (1797-1848) si trovavano entrambi a Parigi e vivevano da protagonisti assoluti la ribalta del teatro d’opera francese. Il Bergamasco non seppe però replicare al grande successo riscosso dal Catanese con I Puritani e il suo Marin Faliero venne ritirato dopo poche repliche. Inutile nascondere la rivalità tra i due compositori, ma quando il 23 settembre di quell’anno Bellini morì improvvisamente – non ancora 34enne – Donizetti volle scrivere una Messa di Requiem in sua memoria e all’editore Ricordi che gli sollecitava la consegna di altri lavori in corso, rispondeva: «Io ho molto da fare, ma un attestato di amicizia per il mio Bellini va avanti a tutto». La prima esecuzione dell’opera, inizialmente prevista già a dicembre, per ragioni mai chiarite venne posticipata a data da destinarsi e il Requiem di Donizetti debuttò solo il 28 aprile 1870, 22 anni dopo la morte del suo autore, nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Bergamo, nello stesso luogo in cui è stata ora registrato da Corrado Rovaris alla guida del Coro e dell’Orchestra Donizetti Opera. In evidente continuità di ispirazione e sintonia artistica, negli stessi giorni in cui lavorava anche a Lucia di Lammermoor e Maria Stuarda, Donizetti ha riversato nel suo Requiem una peculiare cifra stilistica che, pur adeguandosi al vocabolario espressivo e alla sintassi retorica della musica da chiesa, non ha potuto arginare quell’immancabile impronta da alto melodramma, che fa sentire “a casa” il soprano Carmela Remigio, ma soprattutto il tenore Juan Francisco Gatell e il basso Omar Montanari, a cui spettano alcuni interventi tra i più impervi dell’intera partitura (come nei brani Judex ergo e Praeces meae). Rovaris sembra quasi lasciare che la musica fluisca liberamente, limitandosi a “controllarla” e a mantenere sempre alto il livello di tensione narrativa e spirituale – come nello spettacolare Dies irae – che si sublima nel completamento finale del Libera me Domine, a suggellare coralmente l’opera coinvolgendo tutte le forze in campo.

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