Disco 1
Lato 1
N 1 in do diesis minore
N 2 in do diesis minore
Lato 2
N 3 in si bemolle maggiore
N 4 in mi bemolle maggiore
N 5 in mi minore
N 6 in re bemolle maggiore
Disco 2
Lato 3
N 7 in re minore
N 8 in fa diesis minore “Capriccio”
N 9 in mi bemolle maggiore “Carnevale di Pest”
Lato 4
N 10 in mi maggiore “Preludio”
N 11 in la minore
N 12 in do diesis minore
Ervin Laszlo pianista
Scarica qui le rapsodie ungheresi di Liszt
Le 19 rapsodie ungheresi di Franz Liszt sono una composizione per pianoforte in forma libera ispirata ai moti patriottici ungheresi del 1848.
Liszt scrisse questa raccolta di opere tra gli anni 1846-1853 e poi più tardi negli anni 1882-1885, in onore dei moti rivoluzionari del democratico Lajos Kossuth per l’indipendenza dell’Ungheria dall’Austria. Le prime 15 vennero eseguite per la prima volta nel 1853, mentre le altre 4 tra il 1882 e il 1885. In questa composizione Liszt mostra tutta la sua capacità virtuosistica: in esse possiamo notare i contrasti tra modi e sonorità, i periodi di calma e di turbolenza e le forme libere che danno una sorprendente libertà di esposizione dei temi.
Lo stesso compositore adattò l’opera per tre diversi organici: orchestra, due pianoforti e trio.
Le 19 rapsodie N. 1 in Mi maggiore
• N. 2 in Do diesis minore
• N. 3 in Re bemolle minore
• N. 4 in Mi bemolle maggiore
• N. 5 in Mi minore, Héroïde-élégiaque
• N. 6 in Re bemolle maggiore
• N. 7 in Fa minore
• N. 8 in Fa diesis minore (Conte Anton Augusz)
• N. 9 in Mi bemolle maggiore, Pesther Carneval
• N. 10 in Mi maggiore
• N. 11 in La minore (Barone Fery Orczy)
• N. 12 in Do diesis minore (Joseph Joachim)
• N. 13 in La minore (Conte Leo Festetics)
• N. 14 in Fa maggiore (Hans von Bülow)
• N. 15 in La minore, Rákóczy-Marsch
• N. 16 in La minore, Magyar rapszódiá
• N. 17 in Re minore, tirée de l’album de Figaro
• N. 18 in Fa diesis minore, Magyar rapszódiák
• N. 19 in Re minore, d’après les ‘Csárdás nobles’ de Kornél Ábrányi (sr) (1885)
Il Trio
Il trio Alfred Cortot, Jacques Thibaud e Pablo Casals ha per le nuove generazioni un significato quasi leggendario e in Italia, negli anni 1926/29 epoca di queste incisioni e epoca in cui era appena giunta a Milano la Missa Solemnis di Beethoven, un complesso formato dai più prestigiosi nomi del concertismo internazionale era materia gustabile da pochi iniziati e da vecchie signorine che avevano studiato in gioventù il pianoforte (erano rari i giovani nelle sale da concerto), o da qualche allievo di Alfredo Casella che, unico ed isolato, cercava di svincolare la cultura musicale italiana dal suo congenito provincialismo.
Il trio Cortot-Thibaud-Casals si formò nel 1905 e non ebbe praticamente rivali, in quanto non si trattava di tre illustri concertisti che si “mettevano insieme” ma di tre nature di musicisti, splendidi esecutori, ma dai profondi interessi culturali.
Alfred Cortot (1877-1962) allievo di un allievo di Chopin (Descombes) aveva affinato le sue doti interpretative e la sua pratica di interprete come maestro sostituto a Bayreuth, dirigendo nel 1902 a Parigi Tristano e Isotta e Crepuscolo degli Dei e poi numerose opere contemporanee alla Societe des concerts fondata l’anno seguente.
Jaques Thibaud, (1880 morto in un incidente aereo nel 1953) ebbe più severe routine. Diplomatosi a Parigi con il primo premio, per guadagnarsi la vita si accontentò di un posto nell’orchestrina del cafè Rouge ma Colonne lo volle nella sua orchestra e nel 1898 lo presentava in pubblico come solista. Thibaud si affermò rapidamente come uno dei maggiori violinisti del suo tempo.
L’unione di questi musicisti, il loro perfetto accordo musicale e umano, ha dato vita a un complesso che per decenni è stato tra i protagonisti della vita musicale in ogni parte del mondo.
Giampiero Tintori
Lato 1
Daphnis et Chloe
Alborada del Gracioso
Le Tombeau Couperin
1 Prelude
Lato 2
2 forlane
3 Menuet
4 Rigaudon
Ernest Ansermet conducting L’0rchestre de la Suisse Romande
Joseph-Maurice Ravel
(Ciboure (Ziburu, in basco), 7 marzo 1875 – Parigi, 28 dicembre 1937) è stato un compositore e pianista francese. È famoso principalmente per il suo lavoro per orchestra Boléro, e per la celebre orchestrazione, nel 1922, dei Quadri di un’esposizione di Modest Mussorgsky. Egli stesso descrisse il suo Boléro come “una composizione per orchestra senza musica”. Le orchestrazioni di Ravel sono da apprezzare in modo particolare per l’utilizzo delle diverse sonorità e per la complessa strumentazione.
Maurice Ravel nacque nei pressi di Biarritz, nella regione basca francese, ai confini con la Spagna. Suo padre, Joseph Ravel (1832-1908), era un apprezzato ingegnere civile, di ascendenza svizzera e savoiarda (Ravex). Sua madre, Marie Delouart-Ravel (1840-1917), era di origine basca, discendente di una vecchia famiglia spagnola (Deluarte o Eluarte). Ebbe un fratello, Édouard Ravel (1878-1960), con cui mantenne durante tutta la vita una forte relazione affettiva.
All’età di sette anni, il giovane Maurice iniziò a studiare il pianoforte, e iniziò a comporre cinque o sei anni più tardi. I genitori lo incoraggiarono in quest’attività, e lo mandarono a studiare al Conservatorio di Parigi, dapprima per gli studi generali, ed in seguito come studente di pianoforte. Durante i suoi studi a Parigi, Ravel incontrò e frequentò numerosi compositori giovani, e innovativi, che usavano chiamarsi Les Apaches per la loro vita sregolata; il gruppo era famoso per la sua forte inclinazione al consumo di alcolici.
Studiò musica al conservatorio con Gabriel Fauré per quattordici straordinari anni. In questo periodo, Ravel provò diverse volte a vincere il prestigioso premio Prix de Rome, inutilmente. Dopo uno scandalo che implicò anche la mancata assegnazione del premio a Ravel, benché fosse risultato il favorito per la vittoria in quell’anno, Maurice abbandonò il conservatorio; questo incidente comportò anche le dimissioni del direttore del conservatorio. Ravel fu influenzato da diversi stili musicali legati a diverse parti del mondo: il jazz americano, la musica asiatica e le canzoni popolari tradizionali di tutta Europa. Maurice non fu religioso, e probabilmente fu ateo: non gli piacevano i temi di carattere spiccatamente religioso degli altri compositori, come Richard Wagner, mentre preferiva studiare la mitologia classica per ispirarsi. Ravel non si sposò mai, ma ebbe diverse relazioni durature; era inoltre famoso come frequentatore dei bordelli di Parigi.
Durante la Prima guerra mondiale non poté essere arruolato per la sua età e la salute debole: diventò un autista di ambulanza.
Influenza musicale
Ravel si considerò sotto molti aspetti un neoclassico: egli utilizzò, infatti, tecniche e strutture compositive tipicamente tradizionali e diatoniche, con una precisione matematica tanto ammirata, senza mai sconfinare nell’atonalità, per proporre le sue armonie nuove ed innovative.
Ad una prima impressione, fu influenzato da Debussy, ma in realtà Ravel fu ispirato anche dalla musica russa e spagnola, e dal jazz degli Stati Uniti, come si evidenzia dal movimento intitolato Blues della sua sonata per violino e pianoforte e dal clima del Concerto in Re per pianoforte con sola mano sinistra e orchestra, dedicato al pianista Paul Wittgenstein mutilato in guerra.
Maurice Ravel è considerato impressionista al pari di Debussy, ma anche imitando lo stile di altri, il carattere tipico delle composizioni di Ravel rimane evidente.
Ravel al pianoforte
Nell’anno 1928 Ravel visitò gli Stati Uniti e il Canada con il treno, eseguendo concerti pianistici nelle principali sale da concerto di venticinque città. Per la loro riluttanza ad assumere il jazz ed il blues come stile di musica nazionale, affermò che “la maggiore paura dei compositori americani è quella di trovare in se stessi strani impulsi al distacco dalle regole accademiche: a questo punto i musicisti, da buoni borghesi, compongono la loro musica secondo le regole classiche dettate dalla tradizione europea”. Quando il compositore americano George Gershwin incontrò Ravel, gli parlò del desiderio di studiare, se possibile, con il compositore francese. Quest’ultimo rispose: “Perché dovresti essere un Ravel di secondo livello quando puoi essere un Gershwin di primo livello?”
Alcuni appunti e frammenti confermano l’influenza che la musica basca ebbe sul compositore: si nota infatti che in alcune delle sue opere sono utilizzati temi e ritmi tipici della tradizione della sua regione natale.
Ravel commentò che André Gédalge, il suo professore di contrappunto, fu fondamentale per lo sviluppo delle sue qualità compositive. Come strumentista ed arrangiatore per orchestra, Ravel studiò con grande perizia e meticolosità le possibilità espressive dei singoli strumenti, per poterne determinare gli effetti: fu questa la caratteristica che permise il successo delle sue trascrizioni per orchestra, sia delle sue composizioni per pianoforte sia di quelle degli altri compositori,
Egli curò con estrema meticolosità la scrittura dei suoi manoscritti: Stravinskij lo definì l'”orologiaio svizzero”, per la complessità e precisione dei suoi lavori.
Heinrich Ignaz Franz Biber
Heinrich Ignaz Franz von Biber (12 agosto 1644 – 3 maggio 1704) è stato un compositore e violinista austriaco, di nazionalità boema
Biber nacque a Wartenberg, in Boemia (oggi Stráž pod Ralskem, Repubblica Ceca). Poco si sa della sua formazione, se non che potrebbe aver studiato ad un Ginnasio di Gesuiti in Boemia.
Prima del 1668, Biber lavorò alla corte del principe Johann Seyfried Eggenberg a Graz e successivamente fu alle dipendenze del Vescovo di Olmütz (oggi Olomouc), Karl II von Liechtenstein-Kastelkorn, a Kroměříž, dove prestava servizio come direttore della Cappella l’amico di Biber Pavel Josef Vejvanovský. Pare che Biber godesse di una buona reputazione e che il suo talento violinistico fosse tenuto in alta considerazione.
Nell’estate 1670, Karl II mandò Biber ad Absam, presso Innsbruck per negoziare con il grande liutaio Jacobus Stainer l’acquisto di nuovi strumenti per la Cappella. Ma il compositore non raggiunse la sua destinazione ed invece raggiunse Salisburgo, dove entrò in servizio presso l’arcivescovo Maximilian Gandolph von Khuenburg. Dal momento che Karl e Maximimilian erano amici, l’ex datore di lavoro del compositore evitò di intraprendere alcuna azione, ma ne fu talmente molto offeso che fece attendere il 1676 per liberare ufficialmente il compositore dai suoi obblighi.
Biber rimase a Salisburgo per il resto della sua vita. La sua carriera musicale e sociale prosperò: egli cominciò a pubblicare la sua musica nel 1676, si esibì di fronte all’Imperatore (e ne fu ricompensato) nel 1677, divenne sostituto maestro di cappella al Duomo di Salisburgo nel 1677 e maestro di cappella nel 1684. Nel 1690 fu fatto nobile dall’Imperatore, con il titolo di Biber von Bibern.
Il compositore sposò il 30 maggio 1672 Maria Weiss, figlia di un mercante salisburghese. La coppia ebbe undici figli, solo quattro dei quali sopravvissero fino all’età adulta. Tutti ebbero talento per la musica: Anton Heinrich (1679–1742) e Karl Heinrich (1681–1749) furono entrambi violinisti al servizio della corte salisburghese, ed in particolare il secondo prese nel 1743 il posto di maestro di cappella a Salisburgo che era già stato del padre. Le figlie Maria Cäcilia (nata nel 1674) e Anna Magdalena (1677–1742) entrarono in convento e alla seconda (contralto e violinista) fu affidata la direzione del coro e della cappella dell’Abbazia di Nonnberg.
Biber fu uno dei più importanti compositori nella storia della musica violinitica. La sua tecnica gli permetteva di raggiungere facilmente la 6ª e 7ª posizione, di impiegare le doppie corde in intricati passaggi polifonici, e di esplorare le varie possibilità della scordatura (accordatura non convenzionale dello strumento), un espediente tecnico già impiegato da compositori italiani, austriaci e tedeschi, tra i quali Biagio Marini, Marco Uccellini e soprattutto Johann Heinrich Schmelzer, che alcuni individuano come possibile maestro di Biber, ma portato da quest’ultimo ad un maestria senza eguali né tra i compositori precedenti, né tra i successivi. Durante la sua vita, la sua musica fu conosciuta e fonte d’ispirazione per molti compositori e violinisti in tutta Europa. Nel tardo ‘700, il musicologo Charles Burney lo definì il più grande compositore per violino del XVII secolo. Nel corso del XX secolo, la sua musica fu riscoperta (soprattutto le 15 Sonate del Rosario o dei Misteri), largamente eseguita e registrata.
Carlo Maria Giulini
La Vienna degli Strauss
Valzer e Polche
Orchestra dell’opera di stato di Vienna
Hans Swarowsky direttore d’orchestra
Voci di primavera (Valzer) Johann strauss
Pizzicato Polca Johann e Josef Strauss
Foglie mattutine (Valzer) Johan Strauss
Senza Pensieri (Polca) Josef Strauss
Tu e tu (Valzer) Johan Strauss
Corteo allegro (Polca) Johan Strauss
Armonia delle Sfere (Polca) Josef Strauss
Palla Franca (Polca) Johan Strauss
Accelerazioni (Valzer) Johan Strauss
Scarica qui La Vienna degli Strauss
Vienna fu da tempo immemorabile un terreno fertile per la musica da ballo.
Haydn, Mozart, Beethoven e altri contemporanei, che tenevano bacchetta all’opera di corte, nei concerti di corte e nelle chiese non ritennero indegno comporre musica da ballo e “mettere le loro penne in movimento per i ridotti imperiali” Le danze dei classici in ¾ erano per lo più minuetti, Landler e valzer :
Questi ultimi, di origine contadinesca, erano in uso nelle regioni alpine dell’Austria e della Baviera. IL Landler è generalmente più lento del valzer. Il trio del minuetto i Mozart, nella sinfonia in mi bemolle maggiore KV543 è un Lanlder, mentre il trio dello scherzo in settimino di Beethoven si avvicina moltissimo al valzer di Vienna. Beethoven fu un pessimo ballerino però si interessò moltissimo alla musica da ballo. Uno dei più importanti prodotti del suo genio creativo e della letteratura musicale in genere è costituito su un tema di valzer: le 33 variazioni su un valzer di antonio Diabelli.
Il valzer diventò moderno negli anni della rivoluzione francese e conquistò rapidamente i cuori di tutti gli appassionati della danza. In Inghilterra però il valzer fu condannato come invenzione scandalosa tedesca. Lor Byron manifestò in una poesia la sua energica opposizione, il Dr. Charles Burney, benemerito cultore di musica, esternò la sua simpatia per le madri inglesi che dovettero vedere le loro figlie abbracciate alla vita durante il valzer e per di più vedere che esse si compiacevano per questa liberà dei loro cavalieri.
La musica da ballo dei classici diventò in certo qual modo affare pubblico che interessava anche gli editori.
Diverso fu il caso di Franz Schubert che non ricevette commissioni ne’ dall’amministrazione del ballo di corte ne’ dagli editori. Egli improvvisava i suoi valzer in case borghesi di Vienna amanti delle belle lettere durante quei convegni sociali che entrarono nella storia della musica di Vienna come “ Schubertiadi”. Quando una volta, durante la quaresima, la polizia disturbo’ un trattenimento di questa specie, Schubert disse: me l’hanno fatto apposta, perche’ sanno che suono volentieri musica da ballo. Schubert passava molte ore al pianoforte per suonare i suoi valzer di cui soltanto una piccola parte fu poi piu’ tardi scritta e pubblicata.
Spesso Schubert e i suoi amici si incontravano nelle trattorie e caffe’ della vecchia Vienna dove si trovava quasi sempre una sala da ballo piu’ o meno grande; secondo rapporti dell’epoca queste sale erano insufficienti per soddisfare il grande desiderio per il ballo della popolazione viennese.
Concerto grosso N.2 in sol minore
Lato 5: Concerto grosso N.3 Op.3 in mi minore
Francesco Geminiani (Lucca, 5 dicembre 1687 – Dublino, 17 settembre 1762
La vita
Iniziò gli studi sotto la guida di Alessandro Scarlatti, divenne poi allievo di Carlo Ambrogio (Ambrosio) Lonati, soprannominato Il gobbo, abile violinista e da ultimo passò nella scuola di Corelli. Dal 1707 rimpiazzò il padre alla Cappella Palatina di Lucca. Nel 1711 divenne primo violino e direttore d’orchestra del teatro dell’Opera di Napoli. Dopo un breve ritorno a Lucca, nel 1714 si recò a Londra dove le sue brillanti esecuzioni gli diedero in poco tempo una gran reputazione. Due anni dopo il suo arrivo a Londra, pubblicò 12 sonate per violino e basso, o clavicembalo, che dedicò al barone di Kielmansegge, ciambellano del re Giorgio I. Quest’opera ebbe un brillante successo. Il barone, che era il principale protettore di Geminiani, ne parlò al re e ottenne il permesso di far eseguire in sua presenza, da Geminiani, qualcuna delle sue produzioni. Fu Händel in quell’occasione a sedere al clavicembalo e Geminiani suonò in maniera da giustificare la protezione dei suoi amici.
Sfortunatamente, era tanto amante della pittura, da indebitarsi spesso per soddisfare le sue fantasie in questo genere d’arte, per procurarsi quadri di valore. Le sue imprudenze finanziarie in questo campo, si spinsero così lontano che fu obbligato a mettersi sotto la protezione di una legge che assicurava la libertà delle persone legate all’ambiente dell’alta nobiltà inglese. Il conte d’Essex, lo mise sulla lista dei suoi domestici.
Il posto di maestro di musica e compositore dello stato d’Irlanda, era divenuto vacante nel 1727, il conte d’Essex, lo richiese a Robert Walpole per Geminiani, ma questi lo rifiutò, dicendo che un cattolico non potevo occuparlo. Il posto fu così dato a Mathieu Bubourg che era stato allievo di colui il quale aveva rifiutato l’incarico. Ciò nonostante le opere che Geminiani pubblicava ogni anno accrescevano la sua reputazione. Oltre ai suoi concerti, aveva arrangiato i soli di Corelli e sei sonate dello stesso autore. Ma la pubblicazione di queste diverse opere aveva poco migliorato la sua situazione. In un viaggio che l’autore fece a Parigi, entrò in relazione con padre Castel che fece stampare, nel Journal des savants una analisi apologetica della guida armonica. Di ritorno in Inghilterra, Geminiani la tradusse in inglese e la pubblicò per tacitare le critiche.
Dopo altri viaggi ed un soggiorno a Parigi, durante il quale fece stampare edizioni rivedute e corrette di molte sue opere, Geminiani ritornò in Inghilterra, nel 1755, vi fece apparire nuove composizioni e iniziò a pubblicare una sorta di giornale di musica, sotto il titolo di The harmonical miscellaney, ma lo scarso successo riscosso da questa iniziativa lo fece desistere dall’impresa dopo 2 numeri. Nel 1761 Geminiani andò in Irlanda, dove Bubourg, che era allora a capo dell’orchestra del re, l’accolse con la riconoscenza che doveva al suo antico maestro. Geminiani aveva impiegato parecchi anni a raccogliere materiali considerevoli per un libro sulla musica, ma una donna che era al suo servizio, e che senza dubbio vi era entrata allo scopo di derubarlo, gli derubò il manoscritto, che non si è più potuto ritrovare in seguito. Questa perdita fece una impressione profonda sullo spirito di Geminiani e ne accelerò probabilmente la fine della vita. Morì a Dublino, il 17 settembre 1762.
Il suo vero nome di battesimo è Francesco Xaverio o Saverio. Però non usò mai durante la sua vita il secondo nome.
Considerazioni sull’artista
Come esecutore Geminiani sembrava avere un talento di prim’ordine, perché non si conoscono contestazioni su questo aspetto, l’opinione non è invece unanime al riguardo delle sue composizioni. Avison le cita come modello di eccellente musica strumentale, ne loda soprattutto la modulazione dolce e piena di espressività, l’armonia sempre perfetta e la naturalezza dei passaggi. Burney dice, al contrario, che le sue composizioni sono sì ardite e piene d’invenzione, ma difettose nel ritmo e nella melodia, e che esse contengono così poche frasi che un musicista che si sbagliasse, suonando la sua parte, farebbe molta fatica a ritrovarsi al punto giusto. Quale che sia la verità, è indubbio che cercò di allontanarsi dallo stile antico di Corelli, ma se le forme delle composizioni sono più moderne, non vi si trovano la ricchezza e la purezza di stile del suo maestro. Come scrittore didattico, Geminiani merita elogi per il trattato The art of playing on the violin… che è un buon libro elementare, ma il resto dei suoi scritti, e soprattutto la sua Guida armonica, sono ben al di sotto. Quest’ultima opera, in particolare, non contiene che una raccolta di risoluzioni armoniche, scritte in uno stile scorretto.
Sinfonia Nr.1 in do minore Op II
Sinfonia Nr.2 in si bem0olle maggiore op.52
Sinfonia Nr.3 in la minore op.56
Sinfonia Nr. 4 in la maggiore op.90
Sinfonia Nr. 5 in re maggiore op. 107
Scarica qui le sinfonie di Mendelssohn
Jakob Ludwig Felix Mendelssohn Bartholdy (Amburgo, 3 febbraio 1809 – Lipsia, 4 novembre 1847) fu un compositore, direttore d’orchestra, pianista e organista tedesco.
Mendelssohn nacque ad Amburgo da un’aristocratica famiglia di origine ebraica. Era figlio di Abraham, banchiere, e nipote del filosofo Moses Mendelssohn.
La famiglia di Felix, poi, più per motivi politici che di effettivo credo religioso[senza fonte], si convertì al luteranesimo, aggiungendo al proprio cognome Bartholdy per distinguersi dai membri della famiglia rimasti ancora fedeli all’ebraismo. Felix non rimase sconvolto da questa scelta del padre, poiché la spensieratezza e la sua saggezza giovanile e prematura gli permettevano di pensare più alla musica e alle arti che alla religione.
Il giovane Felix ebbe modo di maturare rapidamente, grazie ai suoi genitori, assai colti, che fecero in modo che gli venisse impartita un’educazione completa, rivelandosi veloce nell’apprendimento della musica. Imparò a suonare il pianoforte dalla madre all’età di sei anni, a sette divenne allievo di Marie Bigot. Sua sorella, Fanny Mendelssohn conosciuta poi come Fanny Hensel era lei stessa pianista di fama e compositrice di rilievo tanto che alcune opere firmate dal fratello furono scritte in realtà da lei. Nel XIX secolo infatti non era ritenuto conveniente che una donna si dedicasse alla composizione musicale.
Nel 1819 si trasferì con la famiglia a Berlino, dove si concentrò nello studio del pianoforte sotto l’insegnamento di Ludwig Berger – allievo diretto di Muzio Clementi – e della composizione con Carl Friedrich Zelter, che gli insegnò ad amare la musica di Bach e gli presentò, nel 1821, Goethe. L’anziano poeta manifestò grande ammirazione per il giovane Mendelssohn, tanto che lo invitò a suonare per lui per alleviare la sua malinconia.
Mendelssohn si esibì nel suo primo concerto all’età di nove anni, quando prese parte ad un’esibizione da camera suonando in modo impeccabile il difficile Concerto militare di Dussek. Si rivelò un compositore prolifico fin dalla più giovane età, pubblicando il suo primo lavoro, un quartetto per pianoforte, all’età di tredici anni, ma in realtà aveva già al suo attivo uno svariato numero di operette, musica da camera e pianistica.
Durante la giovinezza si concentrò sul suo lavoro nella sua abitazione grazie ad un’Orchestra privata. Scrisse le sue prime dodici sinfonie, che iniziarono ad essere eseguite con regolarità solamente in tempi recenti, durante i primi anni di adolescenza (più precisamente, dai dodici ai quattordici anni). A quindici anni scrisse la prima sinfonia per orchestra completa, op. 11 in Do minore (1824), nel 1825 il celebre Ottetto per archi op.20, e a diciassette l’Ouverture per il Sogno di una notte di mezza estate, dall’omonimo lavoro teatrale – Sogno di una notte di mezza estate – di William Shakespeare, forse il suo primo grande successo.
Tuttavia Mendelssohn intraprese non di rado viaggi per l’Europa, incontrando le personalità di spicco della musica di quel tempo. A Parigi nel 1825 ebbe modo di conoscere Gioachino Rossini, Giacomo Meyerbeer e Luigi Cherubini, responsabile in parte della carriera musicale poi intrapresa da Felix, avendo dato un favorevole giudizio al quartetto in si minore op. 3 (dedicato a Goethe).
A Roma incontrò Hector Berlioz, con il quale instaurò una duratura amicizia, pur non considerandolo un musicista di gran livello.
Mendelssohn ebbe il merito di riportare alla luce la musica di Johann Sebastian Bach, caduta in oblio in quel periodo, in particolare la Passione secondo Matteo (mai più interpretata dalla morte di Bach), di cui diresse un’esecuzione (non integrale e rimaneggiata nella strumentazione dal giovane Mendelssohn stesso) nel 1829, con un grande successo che gli permise di guadagnare un’ottima reputazione, e i cui effetti di riscoperta verso la musica bachiana durano tutt’oggi.
Felix ebbe un ruolo determinante anche nella riscoperta dei lavori di Mozart, dal quale (congiuntamente a Bach) subì la maggior influenza musicale.
La sua vita si svolse su binari piuttosto convenzionali, se comparata a quella di altri compositori dell’Ottocento. Il suo matrimonio con Cécile Jeanrenaud nel marzo del 1837 (la luna di miele, sulla Foresta Nera, gli ispirò il concerto per pianoforte e orchestra in re minore op.40) fu molto felice e fu coronato dalla nascita di cinque figli.
Dal 1829 al 1832 fu in viaggio in Inghilterra, Svizzera, Francia ed Italia cogliendo quasi ovunque grande successo esibendosi come pianista, organista e direttore d’orchestra. Successivamente lavorò con molta intensità alle sue opere, dividendosi tra la composizione e le tournées.
Nel 1835 fu nominato direttore dell’orchestra del Gewandhaus di Lipsia e nel 1843 fondò il Conservatorio di Lipsia.
Patì di cattiva salute negli ultimi anni di vita, problemi che gli impedirono in gran parte esibizioni come pianista, e, come egli stesso dichiarò, soffrì di una grave forma di depressione a causa della morte della sorella Fanny nel maggio del 1847, alla quale dedicò il così chiamato “Requiem per Fanny”, ossia il quartetto op. 80, in fa minore, sua ultima composizione di spessore (fu completato nel settembre del 1847) opera nella quale si riscontra per la prima volta una profonda malinconia.
Morì nello stesso anno a causa di una serie di infarti che portarono infine all’ictus, il 4 novembre 1847 alle 21.24, nella sua casa al numero 12 di Goldschmidtstrasse a Lipsia, e fu sepolto nel Dreifaltigkeitsfriedhof (il Cimitero della Trinità) a Kreuzberg, quartiere di Berlino. Robert Schumann, suo grande amico, dedicò alla sua memoria il brano Rimembranze dell’Album per la gioventù.